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Calciatori in ritiro estivo: non solo salute e relax, ma anche politica e marketing

News Partner 9 mesi fa
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Fino a qualche anno fa, il ritiro precampionato rappresentava un momento quasi “sacro” per il mondo del calcio. La preparazione estiva delle squadre di calcio, infatti, era ricoperta da un’aura di mistero: nessuno doveva sapere dove andavano in ritiro i calciatori convocati, poiché il loro allenamento doveva rimanere lontano dai riflettori. In questo modo, le squadre si sarebbero potute allenare durante l’estate in piena tranquillità e libertà, godendo anche del meritato relax, in vista dei campionati di calcio che ricominciano in autunno.

Ritiri estivi: come sono cambiati nel corso degli anni

Generalmente, le società sportive sceglievano delle località di montagna per preparare la stagione dei giocatori. La scelta è legata ad una questione climatica in primis e logistica in secondo tempo, poiché in montagna le temperature sono molto più indicate a favorire un riposo notturno di qualità e un clima caldo ma non umido durante il giorno, così da poter svolgere gli allenamenti senza soffrire troppo il caldo.

Durante i ritiri estivi, le squadre concentrano il lavoro pre-agonistico in sei settimane, ossia il tempo necessario per la preparazione delle amichevoli con avversari che potrebbero essere sempre più forti. Se, invece, la squadra sarà impegnata in competizioni ufficiali come i preliminari di coppe europee o nazionali, i cui risultati possono essere consultati su piattaforme tipo bookmakersaams.eu per esempio, i tempi di allenamento potrebbero variare.

Indipendentemente dalla finalità del ritiro, comunque, i calciatori hanno bisogno di tempo per trovare le condizioni di addestramento e di gioco più indicate, per questo è fondamentale distribuire i carichi di lavoro sul maggior numero possibile di giorni e sedute.

Contrariamente a quanto pensasse l’opinione pubblica, dunque, la fase pre-agonistica non rappresentava un momento in cui la squadra accumulava allenamento ed energie in vista della stagione che da lì a poco sarebbe iniziata. Era come se i giocatori dovessero aumentare l’intensità degli allenamenti durante l’estate per avere la “scorta” necessaria per l’inverno e, dunque, diminuire gli allenamenti invernali.

Ma questa concezione degli allenamenti è sbagliata, poiché il lavoro di luglio è un momento di ingresso importante, che va riempito con i contenuti giusti, e un’opportunità per ridistribuire gli allenamenti in maniera equilibrata durante la stagione.

È compito dello staff tecnico, in questa fase, assicurarsi che ogni atleta sia messo nelle condizioni più favorevoli per svolgere un lavoro basato sui propri parametri fisici e tecnici, integrando il lavoro tecnico-tattico con quello atletico, tenendo conto anche dello storico individuale degli infortuni, in modo da lavorare nel pieno rispetto del fisico del calciatore.

Lo staff di preparazione atletica, pertanto, ha il compito di monitorare tutti i dati, servendosi anche dell’utilizzo di nuovi strumenti tecnologici come i rilevatori GPS che indossano i giocatori, grazie ai quali si può controllare la velocità e l’intensità del lavoro, due parametri fondamentali per costruire il giusto programma di recupero, allenamento o potenziamento per ogni giocatore.

Ritiri del calcio: tra politica e marketing

I ritiri delle squadre di calcio sono cambiati nel corso degli anni, fino al punto da segnare proprio una netta differenza con i ritiri in isolamento del passato. Tutte le estati, comunque, i giocatori professionisti vengono radunati insieme in una località diversa da quella in cui si trova la sede di lavoro, e lì hanno l’obbligo contrattuale di “soggiornare e pernottare nelle strutture indicate dal datore di lavoro in occasione dei ritiri, anche nelle ipotesi in cui i calciatori stessi abbiano la disponibilità di una propria abitazione”, secondo quanto precisato dall’Agenzia delle Entrate.

Se, dunque, questi allenamenti intensivi per la nuova stagione erano un’esperienza di isolamento con sedute massacranti, necessarie a cementare il gruppo, al punto da parlare di “rito del ritiro”, adesso rappresentano terreno fertile per la politica e il marketing.

Oggi le tournée si sono evolute in una forma spettacolarizzata che apporta beneficio al marketing, agli incassi e alla pubblicità. I tifosi, infatti, si interessano sempre di più ai ritiri dei giocatori, osservando chi c’è e chi non c’è, chi si allena a parte e chi non è ancora arrivato in ritiro.

Per esigenze di marketing, un altro cambiamento riguarda l’accesso al torneo internazionale. Infatti, dopo poche settimane di pre-campionato, i giocatori scendono in campo, perché l’azienda-squadra non può perdere tempo e deve produrre incassi accettando l’invito a qualche kermesse internazionale. Anche se gli allenatori non sono molto propensi a queste partecipazioni precoci, perché ad aumentare, oltre al denaro, sono anche i rischi di infortuni, squalifiche ed esoneri.