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I luoghi più insoliti e affascinanti da visitare a Roma

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foto di Alessio Cappuccio

“Roma è inconoscibile, si rivela col tempo e non del tutto” scriveva Ennio Flaiano e, probabilmente, non aveva tutti i torti. Con questa guida dei 5 luoghi più insoliti da vedere a Roma, vi mostreremo il lato meno noto di quella che è considerata una delle città più belle al mondo.

Antica Farmacia di Santa Maria della Scala

Via della Scala 23

Se avete voglia di scoprire un luogo che è rimasto intatto da 200 anni, questa antica farmacia, considerata la più antica d’Europa, è da visitare assolutamente.

Situata nel cuore di Trastevere, l’Antica Farmacia di Santa Maria della Scala sorge nella prima metà del Cinquecento al primo piano del convento dei Carmelitani Scalzi ed è anche nota come “farmacia dei papi”.

Inizialmente nacque solo per i bisogni dei frati che utilizzavano le erbe medicinali coltivate direttamente nel loro orto, ma poi venne aperta al pubblico, con la vendita di preparati galenici che è proseguita fino al 1978.

I suoi locali sono particolarmente suggestivi: il pesante mobilio in noce risale infatti al 1700, ma tutti gli ambienti sono ricchi di decorazioni ottocentesche, senza contare i numerosi alambicchi e contenitori ancora colmi di spezie profumate. Al suo interno è possibile osservare oggetti molto antichi, come un erbario ideato da San Basilio.

Una curiosità: si narra che l’antica farmacia fosse frequentata abitualmente da poeti come Trilussa e Gioacchino Belli, che spesso si intrattenevano con gli speziali carmelitani declamando i loro sonetti in romanesco.

Museo delle Anime del Purgatorio

Lungotevere Prati 12

Tra i luoghi “segreti” di Roma, merita sicuramente una menzione questa piccola esposizione – definita piuttosto pomposamente “museo” – che si trova nella chiesa neogotica del Sacro Cuore del Suffragio, sul Lungotevere Prati.

Il Museo delle Anime del Purgatorio è stato allestito nella sacrestia della Chiesa e la sua peculiarità è quella di raccogliere alcuni reperti che testimonierebbero l’esistenza del Purgatorio.

Gli oggetti – che costituirebbero la prova di apparizioni di defunti alla presenza dei loro cari, con lo scopo di riportarli sulla retta via – raccoglie pezzi di stoffa marchiati a fuoco dalle impronte delle mani di questi “spiriti”, tonache, tavolette di legno e molto altro.

Tutti i reperti risalgono a un periodo che va dal XVIII al XIX secolo e rappresentano un unicum tra i musei della Capitale.

L’aspetto più affascinante di questa minuscola esposizione è che, pur essendo situata in una chiesa e sebbene queste testimonianze di presenze provenienti dall’aldilà abbiano tutte storie circostanziate, il mondo ecclesiastico – di fatto – non le ha mai ritenute del tutto attendibili.

La Casina delle Civette

Via Nomentana, 70

Affascinante esempio di stile liberty, la Casina delle Civette è un luogo magico che sorge all’interno di Villa Torlonia.

L’edificio è stato progettato nel 1840 come “Capanna svizzera” per poi venire trasformato, a partire dal 1908, in Casina delle Civette per volere del principe Giovanni Torlonia jr, che vi abitò fino alla sua morte nel 1938. Tra il 1917 e il 1920, la costruzione venne ristrutturata e arricchita di elementi decorativi da Vincenzo Fasolo.

Il principe Giovanni Torlonia era un grande appassionato di esoterismo (e di civette), e questo fu da ispirazione nelle fasi di rinnovo dell’edificio, che divenne la sua dimora. Tra porticati, decorazioni con maioliche, piccole logge e torrette si ha l’impressione di trovarsi in una casa delle fiabe.

Ma la caratteristica più interessante del luogo sono le splendide vetrate policrome, ricche di decorazioni – molte delle quali riproducono appunto le civette – realizzate dal laboratorio di Cesare Picchiarini e disegnate da alcuni degli artisti tra i più rinomati del tempo, tra cui Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Umberto Botazzi e Vittorio Grassi.

La Casina delle Civette ha subito molti danni nel corso degli anni, iniziati con la fine della Seconda Guerra mondiale e culminati con un grande incendio nel 1991. Oggi, dopo un paziente lavoro di restauro, è stata restituita al pubblico e si può ammirare in tutto il suo antico splendore.

centrale_montemartini
Foto: Wikimedia – Carole Raddato

Centrale Montemartini

Via Ostiense 106

Esempio fulgido di archeologia industriale riconvertita in polo museale, la Centrale Montemartini è un luogo molto particolare. Nata come primo impianto pubblico per la produzione di energia elettrica di Roma nel 1912, la Centrale Montemartini fu attiva fino al 1963, anno in cui la sua attività cessò definitivamente.

Dopo diversi anni e numerosi interventi che ne hanno salvaguardato l’aspetto originario, l’edificio è riuscito a mantenersi in buone condizioni.

Nel 1997, una ristrutturazione di diversi ambienti del palazzo dei Conservatori nei Musei capitolini in Campidoglio fece sì che alcune sculture venissero temporaneamente spostate nei locali dell’ex Centrale elettrica.

Questa fu l’occasione per dare vita alla mostra Le macchine e gli Dei, fulcro della quale fu proprio l’accostamento tra antico e moderno.

Quando nel 2005 i lavori ai Musei Capitolini furono conclusi, la sistemazione delle sculture negli ambienti della Centrale Montemartini piacque così tanto che si decise di lasciarli esposti lì. Fu così che la Centrale divenne un polo museale permanente dal fascino insolito.

L’unicità di questo luogo, infatti, si articola nel sapiente contrasto tra le sculture esposte – risalenti alla Roma antica dall’età repubblicana fino alla tarda età imperiale e frutto degli scavi della fine dell’Ottocento e degli anni Trenta del 1900 – e i vecchi e imponenti macchinari produttivi della Centrale Montemartini.

Cimitero Acattolico

Via Caio Cestio, 6

Antonio Gramsci, John Keats, Gregory Corso, Carlo Emilio Gadda, Percy Bysshe Shelley. Ad accomunare questi grandi nomi di intellettuali e poeti è un luogo speciale di Roma: il Cimitero Acattolico, che ospita le loro tombe.

Il cimitero è un luogo peculiare per tante ragioni. È noto anche come “cimitero degli inglesi”, proprio perché nacque – nel 1716 – con lo scopo di ospitare le tombe dei defunti di fede protestante, la gran parte dei quali erano inglesi.

Questo perché la legislazione cattolica non prevedeva che in terra benedetta si potessero seppellire defunti di diversa confessione religiosa. Con il tempo, però, il Cimitero Acattolico ha iniziato a ospitare le tombe dei non-cattolici stranieri, senza distinzione di nazionalità.

Uno degli elementi maggiori del suo fascino, infatti, è che è possibile trovare tombe di russi-ortodossi, islamici ed ebrei. Questo lo rende un luogo unico in cui fedi diverse si incontrano all’ombra della Piramide Cestia che lo sovrasta, insieme agli altissimi pini e i cipressi che circondano i suoi sentieri.

Due curiosità su questo luogo. Il monumento funebre più rappresentativo del cimitero è l’Angelo del Dolore, realizzato dallo scultore statunitense William Wetmore Story in onore di sua moglie. L’imponenza e la grazia di quest’opera l’ha resa uno delle sculture più imitate al mondo.

La seconda è che, girovagando tra i suoi sentieri, potreste facilmente imbattervi in alcuni dei gatti appartenenti alla nutrita colonia felina della Piramide, esistente dal 1989. Non negate loro una carezza: l’apprezzeranno molto.

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Foto: Wikimedia – Carptrash
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