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All’Ara Pacis una mostra svela tutti i segreti del cinema di Sergio Leone

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Foto: Lorenzo Burlando

Fellini, Visconti, Argento, Antonioni, Bertolucci, Moretti: se chiedete a un appassionato di elencare i più famosi registi cinematografici sicuramente questi saranno i nomi che salteranno fuori più velocemente. Ma uno solo, quello di Sergio Leone, sarà associato a una sensazione di grande godimento estetico.

Sì, perché il padre dello spaghetti western idolatrato da Quentin Tarantino è un vero e proprio monumento nazional-popolare (nell’accezione positiva del termine), che come tale andava omaggiato anche in modo istituzionale: da quest’esigenza è nata C’era una volta Sergio Leone, la grande mostra che si terrà al Museo dell’Ara Pacis in occasione dei 90 anni dalla nascita e i 30 dalla scomparsa del cineasta.

Dal 17 dicembre fino al 3 maggio 2020 la capitale celebra il mito di uno dei suoi figli più noti in tutto il mondo, uno dei maestri assoluti del cinema italiano, con un’esposizione che nasce grazie alla collaborazione con due istituzioni di altissimo rilievo come la Cinémathèque Française e Cineteca di Bologna.

Dopo il successo dell’esposizione dello scorso anno nel museo cinematografico francese, la mostra curata dal direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli, in collaborazione con Rosaria Gioia e Antonio Bigini arriva a Roma con alcune gradite aggiunte, derivanti sia da ritrovamenti successivi sia dal maggior spazio a disposizione, grazie alla splendida location dell’Ara Pacis.

C’era una volta Sergio Leone: il percorso della mostra

Le varie sale raccontano l’universo sconfinato di Sergio Leone, a partire dalla sua storia familiare: il padre, regista nell’epoca d’oro del muto italiano, sceglierà lo pseudonimo di Roberto Roberti, non volendo causare imbarazzo ai parenti, e a lui Sergio strizzerà l’occhio firmando a sua volta Per un pugno di dollari con lo pseudonimo anglofono di Bob Robertson. La prima sezione riguarda proprio la famiglia di Leone, di cui sono esposti ritratti e foto di scena dei film cui parteciparono.

Si prosegue poi con il percorso artistico del regista, passato attraverso il peplum, genere ormai quasi esauritosi, e che ha poi riscritto dalle fondamenta un altro genere tipicamente americano, il western, iniettandovi tutti i propri riferimenti culturali e suggestioni personali.

Le radici del cinema di Sergio Leone affondano infatti nell’amore per i classici del passato – in mostra i film dei giganti del western, da John Ford a Anthony Mann – e rivelano un gusto per l’architettura e l’arte figurativa che ritroviamo nella costruzione delle scenografie (interessanti i bozzetti preparatori molti dettagliati) e delle inquadrature, dai campi lunghi dei paesaggi metafisici suggeriti da De Chirico o gli orrori iberici degli incubi di Goya.

Per Leone la fiaba è il cinema. Il desiderio di raccontare i miti (il West, la Rivoluzione, l’America) utilizzando la memoria del cinema e la libertà della fiaba, entra però sempre in conflitto con la sua cultura di italiano che ha conosciuto la guerra e attraversato la stagione neorealista. A partire da Per qualche dollaro in più Leone può permettersi di assecondare la sua fascinazione per il passato e la sua ossessione documentaria curando ogni minimo dettaglio.

Tra filmati, oggetti di scena come le varie mantelle dei suoi pistoleri, poster, testimonianze audio e video, riguardanti anche i film “solo” prodotti da Leone, ci si immerge in un mondo polveroso in cui a prevalere è l’uomo dal grilletto più veloce.

Una sezione a parte è quindi dedicata al progetto di una vita, C’era una volta in America, cui si rifa l’esplicita citazione dell’opera Love di Robert Indiana, straordinario simbolo di un inequivocabile salto in un’epoca nuova. Ci si può stupire davanti alla bellezza degli abiti di scena, eleganti e decadenti al tempo stesso, oppure lasciarsi affascinare dalle trasformazioni del volto di Robert De Niro.

Un’altra parte della mostra è dedicata al progetto incompiuto del film sulla battaglia di Leningrado, del quale rimangono, purtroppo, solo poche pagine scritte prima della sua scomparsa. Ma a prevalere su tutto è il lascito enorme di un’eredità creativa di cui solo oggi si comincia a comprendere la portata.

Un’ultima sala riflette proprio sull’influenza di Leone nell’elaborazione del moderno linguaggio cinematografico, con un filmato che affastella scene di scene di registi contemporanei, da John Carpenter a Steven Spielberg, dai fratelli Wachowski a Quentin Tarantino, da George Lucas a John Woo, da Clint Eastwood ad Ang Lee, i quali riconoscono un debito nei confronti del suo cinema.

Ma prima c’è spazio, grazie ai preziosi materiali d’archivio della famiglia Leone e di Unidis Jolly Film, per una visita allo studio di Sergio, dove nascevano le idee per il suo cinema, con i suoi cimeli personali e la sua libreria, e in cui per l’occasione sono conservati modellini, scenografie, bozzetti, costumi, oggetti di scena.

E ancora non ci si poteva dimenticare di Ennio Morricone: il compositore ha formato con Leone un sodalizio artistico dal valore inestimabile, e le colonne sonore dei suoi film, di cui vengono mostrati spartiti e vinili provenienti da ogni parte del mondo (nonché il pianoforte sul quale ne venivano abbozzati i temi), sono diventate patrimonio musicale di tutta l’umanità, saccheggiato a piene mani dai suoi eredi artistici.

In definitiva una mostra molto ricca, ordinata e ben illuminata, fatta eccezione per qualche angolo forse troppo buio, che raccoglie sia materiale noto che fa sempre piacere rivedere in buoni condizioni, sia curiosità e chicche inedite sconosciute anche ai più accaniti fan di Sergio Leone, senz’altro non pochi.

Per festeggiare quest’occasione nei prossimi mesi sono inoltre in programma 20 giornate di eventi legati al cinema di Leone, che si svolgeranno sia alla Casa del Cinema che nelle biblioteche comunali di Roma.

C’era una volta Sergio Leone: date, orari e biglietti

Museo dell’Ara Pacis – Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli)

dal 17 dicembre 2019 al 3 maggio 2020

Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30

Biglietti solo mostra:

  • € 11,00 biglietto intero
  • € 9,00 biglietto ridotto
  • € 4,00 biglietto speciale scuola ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni)
  • € 22,00 biglietto speciale Famiglie (2 adulti più figli al di sotto di 18 anni)

Biglietti integrati mostra + Museo dell’Ara Pacis:

  • € 17,00 intero non residenti – € 16,00 per residenti
  • € 13,00 ridotto non residenti – € 12,00 per residenti

Ingresso gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente.

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